La famosissima Università di Yale ha scoperto un segreto per le batterie a litio, inerente al nostro sangue. Più recisamente dell’eme.
La scienza percorre passi da gigante ogni anno, ed è il caso delle batterie a litio, che molto presto beneficeranno del sangue umano, per incrementare la loro durata media di vita.
Ll’Università di Yale ha scoperto proprio di recente, che il nostro sangue nasconde un segreto, più precisamente nell’emoglobina, o meglio nella molecola chiamata eme.
Nate negli anni 70, le batterie a litio hanno rivoluzionato il mercato mondiale, passando ad oggi sugli smartphone di ultima generazione. Ma quanti di voi si lamentano per la scarsa durata della batteria di iPhone? Con una batteria di questa nuova tipologia ad esempio, gli smartphone come gli altri dispositivi elettronici, potrebbero avere una durata complessiva di un’intera settimana, con una singola ricarica da presa di corrente. Le automobili elettriche invece, potrebbero percorrere almeno 5 volte più strada degli attuali modelli in commercio.
I cicli di ricarica complessivi di una batteria media per smartphone, sono di circa 1.000 ricariche. Ma perché si consumano? Durante il funzionamento quotidiano, mensile ed annuale, la batteria comincia a produrre perossido di litio, un precipitato solido particolarmente stabile, che però non si decompone facilmente, e tende ad accumularsi sulla membrana porosa che fa da elettrodo attraverso cui passa l’aria, ostacolando così il normale ciclo della batteria.
La nuova scoperta invece, inerente all’eme, potrebbe però risolvere questo problema, catalizzando l’ossigeno, ed abbassando il livello di energia necessaria a decomporre il perossido di litio.
Ma da dove prenderà la scienza l’eme? Doneremo il sangue per ogni acquisto di smartphone? No, tranquilli! Verranno presi gli scarti di sangue, provenienti dai macelli.
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