All’inizio del lockdown quando studenti, lavoratori e un po’ tutti i cittadini si sono riversati online, molti hanno temuto che la rete stessa non reggesse.
Così non è stato, ma di certo questo periodo di emergenza ha cambiato il modo in cui ci approcciamo alla rete. Sono aumentati i servizi digitali, sono aumentati gli abbonamenti a piattaforme di intrattenimento e mai come in questo periodo abbiamo ringraziato chi ha inventato le app per videochiamare, da Skype a Zoom passando per Messenger. Oltre alle motivazioni lavorative e sanitarie, la rete e le tecnologie più avanzate ci vengono in aiuto anche per gestire l’emergenza sanitaria da un punto di vista medico e istituzionale. È il caso delle app di tracciamento, come Immuni, da ora disponibile nel Play Store.
Questo però ha riportato nel dibattito pubblico uno dei problemi più spinosi degli ultimi anni, la privacy e la gestione dei dati da parte delle aziende tecnologiche. Certo, Immuni in questo caso non raccoglie dati personali ma si limita a tracciare degli spostamenti attraverso la rete Bluetooth, la quale è difficilmente falsificabile o accessibile da parte di terze parti.
Diverso ovviamente il discorso su altre tipologie di app di tracciamento usate in alcune parti del mondo, come il sud est asiatico e in Cina. Anche i due colossi americani – da sempre nemici – Apple e Google hanno unito le forze per creare una app di tracciamento anti-Covid, pare sempre basandosi sul Bluetooth. Un sondaggio realizzato da ExpressVPN però rivela come il 75% degli americani sia però preoccupato per il diffondersi di queste app. Più che comprensibile se si pensa allo scandalo NSA rivelato da Snowden solo pochi anni fa.
Un’altra ricerca, condotta da Tripwire, invece dimostra come le truffe e gli attacchi hacker in questo periodo siano aumentate, andando soprattutto a colpire i lavoratori in smart working, che si trovano costretti ad adottare misure di cybersecurity sui loro dispositivi personali. Ed è stato effettivamente difficile per molti gestire la privacy in questo periodo, soprattutto perché i protocolli di sicurezza informatica aziendale non sempre sono efficaci davanti alle minacce di un mondo sempre più digitalizzato. Valgono naturalmente le regole di base:
- Antivirus, anti malware e firewall installati in ogni dispositivo;
- Proteggere ogni account con password univoche;
- Attivare l’autenticazione a due fattori;
- Back up programmati;
- Log degli accessi alla strumentazione in cloud;
- Uso di reti sicure come le VPN, disponibili su tutti i software, compreso delle versioni di VPN per iOS.
Se davvero il nostro mondo si affiderà sempre più alla tecnologia – anche a causa di possibili disastri naturali – allora sarà bene comprendere il funzionamento di ogni sua parte e diventare più coscienziosi nell’utilizzo di app e strumenti digitali.