Un folle Trump crede di poter produrre ogni iPhone negli Stati Uniti, affermando di avere le risorse necessarie per farlo.
Le massicce tariffe del 104% di Trump sulla Cina entreranno in vigore a mezzanotte di questa stasera, una mossa che avrà un impatto importante su Apple e su tutta la sua catena di approvvigionamento, insieme a moltissime altre aziende di tutto il mondo.
iPhone prodotti tutti in USA?
Prima di ciò, l’addetto stampa della Casa Bianca Karoline Leavitt, ha riferito oggi come Trump creda fermamente che Apple possa spostare la produzione di iPhone negli Stati Uniti, anche se da 30 anni risiede in Cina.
In risposta ad una domanda di Maggie Haberman del New York Times sui tipi di posti di lavoro che Trump spera di creare negli Stati Uniti con queste tariffe, Leavitt ha detto: “Il presidente vuole aumentare i posti di lavoro nella produzione fatta negli Stati Uniti d’America, ma sta anche guardando alle tecnologie avanzate. Sta anche guardando all’IA e ai campi emergenti che stanno crescendo in tutto il mondo, in cui anche gli Stati Uniti devono essere leader. Ci sono una serie di diversi lavori da fare. Lavori manifatturieri più tradizionali ed anche lavori in tecnologie avanzate. Il presidente sta guardando a tutti questi settori. Vuole che tornino a casa.”
Haberman ha seguito con una domanda sulla produzione di iPhone in particolare, chiedendo se Trump pensa che questo sia “il tipo di tecnologia” possa effettivamente spostarsi negli Stati Uniti. Leavitt ha risposto: “[Trump] crede che abbiamo il lavoro, abbiamo la forza lavoro, abbiamo le risorse per farlo. Come sapete, Apple ha investito 500 miliardi di dollari qui negli Stati Uniti. Quindi, se Apple non avesse pensato che gli Stati Uniti potessero farlo, probabilmente non avrebbero messo su quel grande pezzo di cambiamento”.
Leavitt sta facendo riferimento all’annuncio fatto da Apple proprio questo febbraio, quando ha confermato che “spenderà più di 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti, nei prossimi quattro anni”. Il comitato di Apple, tuttavia, non ha fatto alcun riferimento all’assemblaggio di iPhone negli Stati Uniti. Il comunicato stampa si è concentrato sulla ricerca e sullo sviluppo negli Stati Uniti, sulla produzione di chip in Arizona, sulla produzione di server AI a Houston, sulla produzione di Apple TV+ e di un’accademia nel Michigan.
Ordinati “aerei” pieni di iPhone
Un nuovo rapporto del The Times of India di ieri, afferma che parte della strategia di Apple per limitare l’impatto di queste tariffe è quello di immagazzinare il maggior numero possibile di scorte negli Stati Uniti, prima del 9 aprile, giorno in cui le tariffe dei dazi di Donald Trump entreranno in vigore in tutto il mondo.
Secondo alti funzionari indiani citati nel rapporto, Apple ha ordinato almeno cinque aerei pieni di iPhone ed altri prodotti provenienti da India e Cina, in soli tre giorni, durante l’ultima settimana di marzo ed in questi ultimi giorni.
“Le fabbriche in India e Cina ed in altre località chiave, hanno spedito prodotti negli Stati Uniti, in previsione delle tariffe più elevate in arrivo”, come conferma una fonte del Times of India.
Apple attualmente assembla l’intera gamma di iPhone 15 ed iPhone 16 in India ed in Cina. Da questo sabato però, entrata in vigore una prima tariffa di base del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti. Il 9 aprile invece, le tariffe che Trump ha falsamente etichettato come “reciproche”, entreranno in gioco. Ciò aumenterà il tasso tariffario sulle importazioni dalla Cina al 54% e le importazioni dall’India al 27%.
Facendo scorta di quanto più inventario possibile negli Stati Uniti, Apple può ritardare l’impatto delle tariffe. Non è chiaro quanto inventario Apple abbia a portata di mano negli Stati Uniti in questo momento, ma vi terremo informati nelle prossime settimane.
Se Apple è in grado di immagazzinare abbastanza scorte di iPhone negli Stati Uniti per il prossimo futuro, potrebbe evitare di dover aumentare i prezzi degli iPhone fino al lancio dei nuovi iPhone 17, che avranno sicuramente l’impatto maggiore. I suoi altri prodotti, tuttavia, potrebbero non essere così fortunati. Ad esempio, la maggior parte delle configurazioni build-to-order del Mac vengono spedite direttamente dalle fabbriche di Apple in Cina ai consumatori negli Stati Uniti ed avranno la peggio.
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